Editoriale

Bruno Riccio

University of Bologna

Con questo secondo fascicolo del 2021 si conclude la mia esperienza di co-direzione di Antropologia Pubblica, iniziata nel 2015 con Leonardo Piasere e Antonino Colajanni e proseguita fino ad oggi con Mara Benadusi. Desidero ringraziare loro e tutti i colleghi che mi hanno aiutato in questi anni, con compiti e ruoli diversi: dai membri di redazione a quelli del comitato scientifico, fino ai revisori anonimi che hanno puntualmente agevolato ed arricchito con i loro feedback il processo editoriale. Il riconoscimento di scientificità della rivista è stato ottenuto, non facilmente, e riuscendo contemporaneamente a valorizzare l’importanza dei contributi dei colleghi più giovani, in associazione con l’obiettivo, fondamentale per un’associazione come la SIAA, di mantenere la sua natura inclusiva. È quindi un ringraziamento sincero quello che rivolgo a quanti hanno compreso e accolto la complessità di questa duplice operazione, che, andando ben oltre una manifestazione di intenti, costituisce una sorta di vero e proprio manifesto dell’associazione e della sua rivista, pienamente confermato nel tempo. È forse anche per questa ragione che sia la redazione sia il comitato scientifico si sono arricchiti gradualmente di nuove forze e nuovi stimoli alla base di quel confronto che, sono convinto, si farà sempre più sistematico negli anni futuri.

Come di consueto, questo numero si apre con la lezione tenuta al convegno di Parma da Giovanni Pizza, il quale, assieme ad Andrea Ravenda, nel secondo fascicolo della rivista (2016) si era già soffermato sulla dimensione temporale in ambito sanitario, che riprende in questa sede approfondendo il tema nel convegno SIAA 2020 Fare (in) tempo a partire dalla sua prospettiva gramsciana.

Le tematiche affrontate nell’approfondimento monografico, curato da Annalisa D’Orsi e Maria Benciolini, emergono anch’esse dai lavori dello stesso convegno ed in particolare dal panel coordinato dalle stesse curatrici, il quale esplora il rapporto tra esseri umani e animali, un tema estremamente originale e attuale, il cui dibattito è ancora nelle sue fasi embrionali (un’eccezione è forse costituita dal saggio di Annamaria Rivera La città dei gatti). Ai contributi delle curatrici, che si occupano rispettivamente delle trasformazioni nelle scienze del comportamento animale e della collaborazione tra biologi e scienziati sociali, si affiancano l’incursione di Alessandro Mancuso, che interroga in modo problematizzante le ambivalenti posture dell’antropologia nei confronti della violenza sugli animali, e il contributo corale di Lorenzoni, Padiglione e Quadraccia sulla rilevanza dell’esplorazione antropologica del sapere locale nell’investigazione delle lotte per la salvaguardia della biodiversità.

Grazie ad uno studio etnografico nell’area di Brescia, il research article di Vicini ci permette di riprendere in considerazione l’esperienza dei Giovani Musulmani di Italia, che aveva attratto una notevole attenzione socio-antropologica negli anni 2000, ma che è stata recentemente adombrata dal cortocircuito securitario e dall’ossessione per l’ipotetica “crisi rifugiati”. Tuttavia, GMI è stato uno dei primi tentativi organizzativi da parte di giovani di origine straniera per entrare nello spazio pubblico italiano. Dal 2001 cerca di affiancare alla comunicazione esterna un percorso di riflessione interna volto a evidenziare le trappole del fondamentalismo culturale per abbracciare forme di identificazione più modulari e complesse, che si connettono alla traiettoria biografica familiare e contestualmente all’esperienza di vita in Italia. Inoltre, come ben mostra l’articolo, a Brescia come in altri territori italiani, GMI interpella il pluralismo religioso che faticosamente si costruisce nella società italiana.

Il pluralismo religioso, etnico ed etico è discusso anche nel rapporto di Stornello e Pojani che, dopo una comparazione di diversi paesi, fornisce una proposta policy oriented alla regione Friuli Venezia Giulia per affrontare il crescente problema dei giovani adolescenti coinvolti in pratiche che vanno dall’autolesionismo fino al suicidio. Più precisamente, viene proposto un lavoro di rete tra istituzioni pubbliche e private che oltre alla condivisione di informazioni riesca a facilitare progettualità ed iniziative di prevenzione.

La rubrica Interviste prosegue su due binari: Roberta Altin e Giuseppe Grimaldi hanno curato la conversazione con Alessandro Monsutti, al quale, come ad altri colleghi nel passato, è stato chiesto di riflettere sulla propria esperienza professionale, contribuendo a quel cantiere di continua elaborazione avviato dal 2017 con la serie di conversazioni. Su un altro versante, proponiamo la seconda intervista con gli ospiti dello Speaker’s Corner Listen to the Pandemic, il ciclo di seminari on line che la SIAA ha aperto nel 2020 invitando colleghi esperti di temi connessi con il rischio pandemico. In questo numero Irene Falconieri e Lorenzo D’Orsi dialogano con Andrew Lakoff, socio-antropologo della scienza e autore di Unprepared: Global Health in a Time of Emergency.

La sezione, curata in questo numero da Selenia Marabello, degli Interventi si focalizza sul tema della tratta da due vertici di osservazione differenti. Se Silvia Lolli fornisce una panoramica delle iniziative sul tema promosse dal Comune di Bologna, Andrea Distefano fornisce una prospettiva più “dal basso” dando voce all’esperienza degli operatori e delle vittime. Un review article di Silvia Stefani, che prende spunto dal libro di Giacomo Pozzi sull’antropologia degli sfratti a Milano e la discussione della monografia di Aurora Massa sui processi migratori tra Eritrea ed Etiopia da parte di Giuseppe Grimaldi, contribuiscono ad animare la consueta sezione dedicata alle recensioni.

Infine, il numero si conclude con un elemento di novità, proponendo la rubrica Pratiche visuali, a cura di Chiara Scardozzi, la quale, forte dell’esperienza di lavoro per il premio fotografico della SIAA, ci fornirà periodicamente la pubblicazione di materiali accompagnata da riflessioni specifiche intorno ai linguaggi visuali.

Auguro buona continuazione dei lavori ai miei ex compagni di viaggio e buona lettura a tutti voi.