Editoriale

Mara Benadusi

Università di Catania

Bruno Riccio

Università di Bologna

Editoriale AP 5, 1 2019

Questo primo fascicolo del 2019 segna un momento di svolta per la nostra rivista, all’insegna del connubio tra continuità e cambiamento. Lascia la co-direzione Leonardo Piasere, primo presidente della SIAA, che è stato promotore e animatore di Antropologia Pubblica fin dai suoi esordi, e che viene sostituito dall’attuale presidente dell’associazione, Mara Benadusi. Desideriamo ringraziarlo per l’energia e il rigore con cui ha accompagnato il processo lavorativo di questi anni. Contemporaneamente sia la redazione sia il comitato scientifico si arricchiscono di nuove forze, nella convinzione che l’interscambio, un confronto aperto e traversale e la capacità di rinnovarsi siano elementi vitali per alimentare il clima di dibattito che fa da sprono alla crescita di una rivista. Anche la veste grafica subisce un cambiamento. Vi proponiamo infatti una nuova copertina, frutto di un progetto selezionato tra cinque proposte, tutte realizzate nell’ambito del corso di Antropologia culturale che Ivan Severi ha tenuto per i bienni di II livello in “Design del Prodotto e Progettazione con Materiali Avanzati” e “Design della Comunicazione” dell’ISIA di Faenza. Lo studente che ha dato vita alla copertina si chiama Rocco Modugno ed ha saputo creare, con un effetto vibrante ottenuto attraverso la ripetizione concentrica della figura quadrata e dei bianchi e neri, il senso della matrice attiva dell’antropologia pubblica, nella ricerca di un rapporto diretto e riflessivo con la piazza.

Nella sezione forum, dopo aver concluso il dibattito sul ruolo dell’antropologo nell’accoglienza che ci ha accompagnato negli ultimi numeri, stimolati dall’intervento del vincitore del premio SIAA dell’anno scorso, Francesco Vietti, apriamo un confronto attorno al progetto Migrantour. Si tratta di un intervento di antropologia applicata di durata decennale, indirizzato a facilitare percorsi di scoperta del ruolo che le migrazioni, ieri come oggi, hanno avuto nel trasformare e arricchire le città, anche sotto forma di turismo responsabile. Come in ogni azione volta a produrre un cambiamento concreto nello spazio sociale, Migrantour palesa rischi e opportunità su cui vale la pena riflettere, come in questo numero fa Miguel Mellino in dialogo costruttivo con Vietti. In gioco c’è infatti la tensione tra “tecniche di mercato”, utili alla promozione e sostenibilità di progetti applicativi, e “pratiche politiche” capaci di scardinare il senso comune sulla città, sul migrante, sull’interculturalità. Come per il forum precedente, l’obbiettivo è che altri colleghi possano continuare la discussione in futuro.

Accanto ai cambiamenti, non mancano elementi di continuità. Nel solco del numero precedente della rivista, l’approfondimento monografico, curato questa volta da Federica Tarabusi, riflette sulla collaborazione e il dialogo tra antropologi e altri professionisti, spaziando dall’ambito educativo a quello socio-sanitario. Con l’obiettivo di esplicitare gli spazi di confronto e gli apprendimenti reciproci, questa parte accoglie un intervento scritto dall’antropologa Zaira Tiziana Lofranco, che dialoga con Virginia Ginesi, dirigente di un Istituto comprensivo, e Maria Luigia Reinini, docente con funzione strumentale sull’Intercultura, prendendo le mosse da un progetto centrato sulla mediazione interculturale. Assieme discutono le pratiche e le negoziazioni capaci di avvicinare mondi professionali a volte distanti. Quindi, ripensando alla propria esperienza di collaborazione, due antropologhe, Lucia Portis e Rosanna D’ambrosio, dirigente medico ASL, riflettono su come rimodulare le categorie disciplinari per facilitare attività di co-progettazione all’interno di reti locali implicate nella gestione della salute pubblica. Infine, l’antropologa Valentina Porcellana e l’architetto Cristian Campagnaro ricostruiscono un’azione progettuale a sostegno delle politiche sociali rivolte ai “senza fissa dimora”, ragionando sulle ricadute applicative e gli apprendimenti inediti generati dal collegamento attivo fra design e sapere antropologico.

Prosegue in questo numero anche la sezione interviste,che prende la forma di una conversazione con Sara Ongaro, anche lei, come altri colleghi in passato, chiamata ad un'esplorazione riflessiva sulla propria esperienza professionale, che spazia dal coinvolgimento in attività formative e di ricerca-azione alla progettazione e al commercio equo e solidale, con l'intento di analizzare le ricadute operative del sapere antropologico nella società. La sezione interventi da invece spazio ad un altro dei progetti candidati al Premio SIAA 2018, “Trame di quartiere”, che ha ricevuto una menzione speciale per l’integrazione e il dialogo interdisciplinare attivati nella riqualificazione urbana del quartiere di San Berillo a Catania, confrontarsi con fenomeni e luoghi “scomodi” della città. Infine un review article di Leonardo Piasere e una recensione di Stefania Pontrandolfo concludono il numero.